Dedicato a tutti quelli che mi sono stati vicini quelle ore e i giorni sucessivi. Grazie.
Che bello il sole di marzo, quando c’è! Una canzone della Piccola Bottega Baltazar dice “Marso mato e baerìn, piova, vento e gran casin.
Tanti i dixe che sia nati proprio a marso, i sindacati.” (Marzo matto e ballerino, pioggia, vento e un gran casino. Tanti dice che siano nati proprio a marzo i sindacati).
Era il 26 marzo ed era Sabato Santo prima di Pasqua, sole, giornata splendida, con i ragazzi siamo andati ad esplorare una nuova zona (santo wikiloc)…scopriamo un reticolo di strade sterrate carrabili bellissime. Le nostre maxi enduro ci sguazzano, la mia KTM 990 Adventure mi regala come ogni volta un mix di senso di libertà e adrenalina.
Ogni tanto le strade si stringono e poi si riaprono, arriviamo sul greto di un fiume.
Non sono mai stato in Africa, ma ritrovarmi in moto nei larghi spazi di alcuni greti molto sassosi mi fa viaggiare con la mente. Non ci sono strade o sentieri, solo tracce, e tu devi navigare a vista.
Dopo pranzo rifacciamo la strada in senso opposto, erano le 17, qualcuno probabilmente sarebbe tornato a casa di lì a poco, io pensavo di esplorare ancora un po’ di traccia.
Sto facendo strada, sono ispirato, gli altri mi seguono, ma ad un certo punto non li sento più. Sono di solito il più veloce, o forse il più scemo.
La strada qui era stretta, entra dentro il bosco, un piccolo guado, poi si apre vicino a campi coltivati; c’è profumo di erba cipollina selvatica e di bruscandoli, tutto è verde, la primavera è qui.
Un attimo dopo sono disteso, mi dispero dal dolore, un ceppo di un albero mi aveva sconfitto. Batto i pugni a terra e mi copro il viso con il braccio.
A volte è questione di un attimo, a volte di mesi, è il bello della vita. Quel ceppo era basso, tanto basso da non averlo visto; quel ceppo era alto, tanto alto da sbatterci addosso il piede ai 30 km/h.
Anche chi mi conosce bene raramente mi ha visto arrabbiato, incazzato; lì lo ero, molto. Non so descrivere con precisione contro cosa ero arrabbiato, posso dire genericamente “con la situazione”, ma a ripensarci forse in quell’instante avevo già capito; il dolore da frattura sotto sotto lo riconosco.
Non potevo però essere cosciente della situazione, nel frattempo arrivano i miei compagni, tolgo lo stivale, tolgo il calzino e vedo le dita rosse di sangue. Non ho avuto il coraggio di guardare attentamente lo stato, ne allora ne i giorni sucessivi; solo qualche occhiata.
Capisco subito che bisogna chiamare il 118, io però sono in mezzo al bosco, qui l’ambulanza non arriva.
Spesso viaggio solo, che sia un viaggio di settimane o un pomeriggio in moto. Quella volta fortunatamente solo non lo ero, non so come avrei reagito altrimenti, non so se il cellulare aveva campo, non so se sarei riuscito a risalire la collina per arrivare alla casa del contadino.
Per fortuna avevo gli amici; laviamo la ferita e la medichiamo al volo. Facciamo qualche metro con due persone che mi alzano di peso…difficile arrivare fino a sopra così. Da incauto dico agli altri che potevo guidare e andare su da solo con la moto. Fortunatamente non me l’hanno lasciato fare.
Salgo la collina montando dietro ad un amico, col terrore che potesse sbilanciarsi a destra, dalla parte del piede ferito.
Non sentivo più il piede e temevo che il danno fosse grave, in quei casi il trauma interessa una zona generica, non percepisci un dolore circoscritto all’osso fratturato.
Arriva l’ambulanza e da lì in poi mi sono tranquillizzato. Ho chiamato i miei prima di arrivare in pronto soccorso.
Il giorno dopo ero ricoverato a Padova, la mia città e il mercoledì dopo le festività pasquali mi hanno operato. Ora sono a casa, sono passati 21 giorni dall’incidente e ne mancano 13 perchè mi tolgano i “fili di k” (dei chiodini) che mi hanno infilato per tenere ferme le ossa. L’unghia dell’alluce non c’è e non si sa quanto ricrescerà.
Bloccato a casa mi annoio un po’, voglia di tornare in moto ce n’è in abbondanza, ma non ci penso troppo, non ha senso; per lo meno non a trentanni.
Non posso, però, fare a meno di sfogliare il mio taccuino degli appunti e rileggere questo pensiero scritto proprio per questi momenti,
Per quando finiró nei guai inseguendo il bambino ben visibile all’orizzonte in sella ad una moto:
Nella vita si sbaglia, si cade, ci si rialza.
Nella vita commetti errori e per questo puoi essere giudicato. Stupido, irresponsabile, te la sei andata a cercare…Ad ogni passo calcoliamo; calcoliamo le conseguenze delle nostre azioni, proviamo a prevedere quello che può succedere. Quando sbagliamo qualcosa è perché abbiamo calcolato male.
Giudicatemi per i miei errori di calcolo, ma non per i miei sogni.
Giudicatemi perché non ho visto quel sasso, quella buca, quella macchina..ma non giudicatemi perché ho scelto di non rinunciare, ho scelto di fare, di provarci, ho scelto di vivere.
Vai Lorenzo dai il tempo al corpo di recuperare, e se poi sentirai ancora quella voglia di risalire in moto niente e nessuno potrà fermarti 😉
E il sole di luglio? XD