Mi chiedevo cosa sia il Viaggio e, più in senso lato, cosa sia la vacanza. Cosa ci spinge a prendere e partire. Sono delle semplici parentesi che ci concediamo per staccare dalla vita di tutti i giorni? È il frutto di una omologazione?
Non credo, credo piuttosto che il viaggio sia un prolungamento della vita, uno specchio della stessa concentrata in pochi giorni.
Forse non ce ne accorgiamo, forse veramente per qualcuno è solo questione di staccare, o di seguire la massa, ma credo che quando scegliamo (anche inconsciamente) il tipo di viaggio da fare noi stiamo scegliendo in realtà il nostro stile di vita, la rappresentazione della strada che abbiamo intrapreso o intraprenderemo nella nostra vita.
Lo stile della vacanza che andrai a fare sarà una delle poche cose nella vita che dipende quasi esclusivamente da te, niente e nessuno dovrebbe condizionare la tua scelta, perchè il viaggio è libertà, a partire da quando scegli la meta, o il mezzo.
In quelle settimane hai l’occasione di dimostrare cosa cerchi e cosa per te è importante a questo mondo. E se parti conoscendo già cosa troverai, con tutto programmato e deciso, vorrà dire che credi di sapere già cosa vuoi dalla vita e quindi dal viaggio.
Ma c’è chi invece rimane affascinato dall’idea di partire per andare alla ricerca di queste cose e di se stesso. Parti anche per capire cosa vorrai fare una volta tornato, parti per trovare la tua direzione (“…impara la tua direzione da gente che non ti somiglia” I mercanti di liquore, Il Viaggiatore).
Ecco che il Viaggio itinerante vuol dire ricerca, ricerca del nuovo; il Viaggio senza comodità, in tenda, a piedi o in bici vuol dire avventura, mettersi alla prova, affrontare le difficoltà; il Viaggio lontano dalla civiltà è amare la natura e scoprire se stessi; il Viaggio a contatto con la gente è la voglia di scoprire il mondo ecc…
C’è un altro significato che do alla frase nel titolo, riguarda solo il Viaggio vero, quando si mollano le comodità della vita moderna e si vive lungo la strada.
Qui tutto torna ad una dimensione di vita che si tende a dimenticare, quella per cui giornalmente devi pensare a come e dove mangiare e bere, a cosa fare, a dove fermarti a dormire, a come soddisfare i bisogni di prima necessità, si torna a vivere la giornata. In questa dimensione tutto è più semplice, meno complesso, ma non per forza facile, anzi.; ed è così che torni a riuscire a stupirti con poco grazie a cose semplici come un pasto caldo o un frutto raccolto (dipende dalle temperature), un tramonto, una chitarra o un vecchietto curioso.
È in questa dimensione che impari a conoscere il mondo, la natura ed è così che torni a fare pace con “signora libertà, signorina fantasia“.
Il viaggio come ritorno alle origini, un ritorno alla vita, ad una vita concentrata. Una vita fatta da meno “tailleur grigio fumo” e da più “venti della sera”. (Se ti tagliassero a pezzetti, De Andrè / riferimento)
Mi hai fatto ricordare alla mia prima lezione di Antropologia, quando il professore ha chiesto “qual’è la differenza tra un viaggiatore e un turista?”
Come hai già risposto in questo post, colui che viaggia parte e non sa quando ritorna, perché è alla ricerca 🙂
Viaggio e vacanza sono due parole che andrebbero distinte.
Qui mi hai stupito vecchio, buonissime intuizioni.