Sintetizzando la questione presidente della Repubblica:
- Su Marini c’è stata discussione interna al partito, ed era già chiaro che la soluzione non andava bene a molti.
- Su Rodotà non c’è mai stata una discussione seria, era un candidato papabile, ma nessuno ha mai spiegato perchè non andasse bene. Dire che non avrebbe preso abbastanza voti non basta, proprio perchè è la discussione interna che fa prendere le decisioni. In un partito normale si decide in base alle discussioni, non perchè la dirigenza ha deciso in questo senso senza spiegare il perchè.
- Napolitano era fuori dai giochi per suo stesso volere e dire che nei sondaggi era ben voluto dal popolo è un rigirare il calzino. Forse dopo 4 votazioni la gente lo vedeva come una possibile via d’uscita, ma quello da capire era quanto la scelta di PD e PDL di supportare Marini fosse la preferita anche dagli italiani.
- I 101 franchi tiratori che non hanno votato Prodi ancora non sono saltati fuori e la trovo una cosa ancora più grave del fatto in sé. Se però non avevano manifestato il loro dissenso prima del voto effettivamente non c’è da aspettarsi che lo facciano ora.
- Si può dire quel che si vuole sull’elezione del Presidente della Repubblica, ma questa volta la situazione era particolare e l’elezione in sé aveva per forza di cose una valenza anche politica. Scegliere un presidente che andasse bene a PD e PDL voleva dire scegliere una persona che avrebbe premuto per un governissimo dalla sua elezione in avanti. Scegliere un presidente che andasse bene a PD e M5S (posizione legittimata dai numeri in parlamento tanto quanto quella Pd PDL, anche secondo la logica per cui il presidente della Repubblica vada eletto con la più vasta condivisione) voleva dire preseguire la strada intrapresa da Bersani che cercava intese con i grillini.
In tutto questo è chiaro che la dirigenza del PD (mezza dimissionaria, ma che continua a dirigere) ha avuto e ha difficoltà a trattare un partito pluralista e democratico come è e come la base lo intende.
La sordità e poca trasparenza sulla questione Rodotà, la frase della Finocchiaro, i circoli occupati e ora le minacce di espulsione per chi non sosterrà il Governo lo dimostrano.
Tutto questo è un peccato, perchè il PD è l’unico partito a rappresentare un terreno fertile per sperimentare pratiche di vera partecipazione dal basso di cui se ne sente sempre più bisogno; se non altro per l’esposizione mediatica che dissenso e discussione stanno avendo di questi tempi. Pratiche però che vanno ricercate con estrema saggezza, perchè stiamo vedendo che l’esasperazione della democrazia diretta, come quella intesa da Grillo, è una strada sbagliata.
È un peccato perchè in questo senso il PD ha già fatto vedere qualcosa, è uno dei pochi partiti con un barlume di democrazia interna, l’unico partito (assieme a SEL) ad aver fatto primarie e parlamentarie.
Apparentemente sembra che siano i giovani turchi ora a incarnare questo nuovo modo di vedere la politica e i partiti; Renzi è fuori gioco per il suo personalismo, mentre la vecchia dirigenza è stata presa di sorpresa di fronte a questo “democratizzazione” della politica e ora, senza Bersani, le cose non vedo perchè dovrebbero andare meglio, anzi.